A partire dal 1986, l’Associazione Nazionale Arcigay si fece promotrice, in collaborazione con l’Associazione Perseguitati Politici Antifascisti, di una ricerca presso l’Archivio di Stato per portare alla luce i documenti riguardanti le schede segnaletiche di decine di omosessuali condannati al confino dalla polizia fascista. Questo lavoro di ricerca storica, primo in Italia in materia, condotto da Giovanni Dall’Orto, ha contribuito al ricordo e alla memoria di coloro che diversi e non conformi per genere, identità, orientamento sessuale, furono vittime della persecuzione doppiamente dimenticate in quanto rimosse dalla memoria collettiva. Pochi sopravvissuti ebbero il coraggio di raccontare le ragioni della persecuzione vissuta e alla fine della guerra, nessuno stato volle riconoscere con risarcimenti la barbarie subita dai prigionieri con il triangolo rosa. A seguito della ricerca, il 22 aprile 1989, presso il Cassero di Porta Saragozza si svolse un dibattito a cui aderirono ANPI, ANPPIA e ANED per affrontare questa pagina rimossa dalla nostra storia. All’incontro parteciparono Franco Grillini e gli storici Giovanni Dall’Orto e Gianfranco Goretti, primo ad intervistare un omosessuale superstite al confino fascista. La serata fu l’occasione per rendere pubblica una lettera scritta dal segretario nazionale Arcigay Franco Grillini al sindaco di Bologna Renzo Imbeni per chiedere il permesso e l’impegno dell’amministrazione comunale per la costruzione di un monumento a memoria delle vittime del razzismo e del nazifascismo vicino alla sede del Cassero. A pochissimi giorni di distanza, celebrando il 44° anniversario della Liberazione dal palco di Piazza Maggiore, Renzo Imbeni accolse la proposta fatta da Arcigay ribadendo la disponibilità del Comune a dedicare un monumento alle vittime omosessuali “perché nessuna vittima deve essere dimenticata”. E ancora, pochi giorni dopo, parlando ad un’altra commemorazione pubblica, ribadì: “E’ sembrato scontato che il Comune rispondesse positivamente alla richiesta di erigere a Bologna un monumento a ricordo di tutti gli omosessuali perseguitati solo perché omosessuali. E’ giusto ricordare tutti quelli che reagirono e quelli che non reagirono, chi ha pagato senza colpa, chi fu colpito perché rifiutava l’inerzia”.
La notizia della dedica a Bologna del primo monumento italiano alle vittime omosessuali suscitò notevole eco sulla stampa locale e nazionale: l’ennesimo primato di civiltà
conquistato dalla città a consolidare la fama di Bologna aperta e pronta al cambiamento. Ottenuta rapidamente l’autorizzazione dal sindaco, una commissione viene
incaricata di valutare il luogo idoneo alla costruzione del monumento e il progetto migliore. Il luogo viene identificato all’interno dei Giardini di Villa Cassarini nei pressi del
Cassero di Porta Saragozza, sede di Arcigay dal 1982. Il progetto prescelto è quello presentato dall’architetto e militante omosessuale Corrado Levi che realizza un monumento semplice, costituito da un triangolo rovesciato di porfido di 3 metri di lato che racchiude al centro un triangolo più piccolo di marmo rosa (marchio infamante del passato e moderno simbolo di liberazione del movimento omosessuale internazionale) recante la semplice dedica Alle vittime omosessuali del razzismo nazifascista, 25 aprile 1990, 45° anniversario della Liberazione.
Inaugurato il 25 aprile 1990, in occasione del 45° anniversario della Liberazione, alla presenza del sindaco Renzo Imbeni e del console generale della Repubblica Federale Tedesca Manfred Steinkuler, dei rappresentanti delle forze politiche, della Federazione giovanile ebraica italiana e delle organizzazioni antifasciste dei partigiani e deportati, il monumento, primo in Italia, terzo in Europa dopo Amsterdam e Berlino, a ricordare le vittime omosessuali del nazifascismo grazie allo spazio concesso dall'amministrazione comunale di Bologna all’interno dei Giardini di Villa Cassarini presso Porta Saragozza, ogni anno, il 25 aprile e il 27 gennaio accoglie una commemorazione a cui partecipano esponenti delle istituzioni, associazioni cittadine e associazionismo LGBTQ+.